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29 marzo 2011

"La classe non è acqua"...

...recita un proverbio. Ed è abbastanza vero.

A dicembre, quando iniziai a proporre Vittorio Gassman che legge la Divina Commedia (link), dissi che spesso eccedeva con il birignao da attore serio(so) ma che era anche capace di scherzarci sopra, con la classe di chi sa che dal punto in cui è arrivato può permettersi di osare ciò che ad altri costerebbe la faccia e la leggerezza di chi, consapevole del proprio valore, non ha timore a prendersi in giro.

Vittorio Gassman poteva dunque permettersi di leggere "come avrebbe fatto Gassman" qualsiasi cosa... e quando dico qualsiasi cosa intendo davvero tutto.

Nel 1994 andava in onda su Rai 3 "Tunnel", un programma satirico condotto da Serena Dandini a cui collaborava una nutrita serie di comici e personaggi assai noti come i fratelli Sabina e Corrado Guzzanti, Pier Francesco Loche e molti altri.

In "Tunnel" faceva ogni tanto la sua apparizione anche Vittorio Gassmann, protagonista della striscia "Gassman legge..." nella quale leggeva le cose più impensate, ma lo faceva allo stesso modo in cui avrebbe letto o recitato un capolavoro assoluto della letteratura o del teatro. Il risultato era formidabile: riusciva a compiere il miracolo di far ridere senza dire nulla di umoristico, ma semplicemente creando una dissociazione fra ciò che diceva e il modo in cui lo diceva.

Ecco qualche esempio di come Gassman giocava a fare Gassman e il risultato è a mio parere davvero esilarante. Degno di quel genio che era.









22 marzo 2011

"Se la fede è un dono, grazie a Dio io non l'ho avuto".

Nel post precedente sono stato facile profeta, ma ho peccato d'ingenuità pensando che chi ha fede avrebbe parlato solo di "Angeli che ora vegliano su di noi".
Non avevo previsto il fatto che voci ufficiali e non della Chiesa - voci che a tutt'oggi non sono state pubblicamente smentite - si sarebbero spinte infinitamente oltre.

In un'intervista rilasciata a Radio Maria, Roberto De Mattei (link), vice presidente del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche, organismo che come di legge nel suo sito web (link) "è Ente pubblico nazionale con il compito di svolgere, promuovere, diffondere, trasferire e valorizzare attività di ricerca nei principali settori di sviluppo delle conoscenze e delle loro applicazioni per lo sviluppo scientifico, tecnologico, economico e sociale del Paese"), facendo l'esegesi di una dichiarazione di mons. Orazio Manzella (vescovo di Rossano Calabro fra il 1898 e il 1917) a proposito del devastante terremoto di Messina del 1908, ha avuto l'ardire di definire la catastrofe giapponese "Una benevola manifestazione della misericordia di Dio".

Ne dà conto un articolo apparso oggi sul sito del quotidiano "La Stampa" (link) ma se chi legge è forte di stomaco può ascoltare integralmente l'intervista:


Potrei fermarmi anche qui, perchè di fronte a simili inaudite affermazioni la ragione e il buon senso alzano le mani e si arrendono.

Tuttavia voglio provare, nel mio piccolo, a evidenziare quanto surreale sia il punto di vista di chi dice di avere una fede e quanto sia scandaloso che un funzionario pubblico come il vice presidente del CNR, che tutti noi pagavamo tre anni fa 100.000 euro all'anno e che probabilmente oggi paghiamo assai di più (link alla relazione per l'anno 2008 della Corte dei Conti), nonostante sostenga di parlare a titolo personale come cattolico, se ne esca con stupidaggini come quelle che si sono sentite in una radio che in maniera invereconda richiama nel nome la Madonna, figura che nella tradizione cristiana rappresenta il più alto esempio di amore dopo Dio.

Innanzitutto monsignor Manzella (in ispirito), Radio Maria, padre Livio Fanzaga e Roberto De Mattei dovrebbero mettersi d'accordo con il papa prima di dar aria ai denti: il pontefice, nell'Angelus della domenica successiva al terremoto in Giappone, ha detto (link)
“Cari fratelli e sorelle, le immagini del tragico terremoto e del conseguente tsunami in Giappone ci hanno lasciato tutti fortemente impressionati. Desidero rinnovare la mia spirituale vicinanza alle care popolazioni di quel Paese, che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità. Prego per le vittime e per i loro familiari, e per tutti coloro che soffrono a causa di questi tremendi eventi. Incoraggio quanti, con encomiabile prontezza, si stanno impegnando per portare aiuto. Rimaniamo uniti nella preghiera. Il Signore ci è vicino!”
Ora, se è vero che la tragedia che ha colpito il Giappone è "una benevola manifestazione della misericordia di Dio" il papa non può parlare di "tragico terremoto": definire "tragica" una benevola manifestazione della misericordia di Dio equivale a dire che Dio ha commesso un errore, il chè in ultima analisi sarebbe una bestemmia.
Penso però che sia più probabile il contrario: è una bestemmia dire che decine di migliaia di morti e un Paese in ginocchio sono una benevola manifestazione della misericordia di Dio e spero che chi ha il potere di farlo prenda contro padre Fanzaga e De Mattei quei provvedimenti che il Diritto Canonico prevede siano presi contro chi bestemmia. La censura è il minimo che la Chiesa possa fare contro quei due per prendere le distanze in modo formale e inequivocabile dalle loro scandalose affermazioni.
Quanto al fu monsignor Manzella e alle sue infelici dichiarazioni, qualche anno fa (ma anche di recente) il papa si è già scusato per le passate, numerose e gravissime malefatte degli uomini di Chiesa; sarebbe opportuna un'autorevole voce di dissenso anche in questo caso.

Monsignor Manzella, Radio Maria e Roberto De Mattei, parlando del terremoto e del maremoto come di un modo scelto da Dio per sottrarre le anime di decine di migliaia di giusti ai peccati a venire, dimenticano che in Genesi 9,15 Dio dice:
"...ricorderò la mia alleanza
che è tra me e voi
e tra ogni essere che vive in ogni carne
e noi ci saranno più le acque
per il diluvio, per distruggere ogni carne."
D'accordo, tecnicamente lo tsunami non è il diluvio, ma non produce forse i medesimi risultati, ovvero l'indiscriminata strage di chiunque - uomo, donna, vecchio, adulto, giovane, bambino, neonato, santo, peccatore, credente, ateo, agnostico, buono, malvagio, innocente o colpevole che sia - abiti le terre colpite?
Manzella, De Mattei e Fanzaga affermano forse che Dio è venuto meno alla sua Alleanza con l'uomo e si è rimangiato la promessa che non ci sarebbero più state le acque per il diluvio a distruggere ogni carne? Stanno forse profferendo un'altra bestemmia?

Vorrei continuare a confutare le sciocchezze dette dal monsignore, dal prete radiofonico e dallo "scienziato", ma mi fermo qui perchè ammetto che di loro e di ciò che hanno avuto il coraggio di dire mi disturba perfino il pensiero. Non ce la faccio.

Io sono agnostico, il chè mi pone ipso facto al di fuori della Chiesa e dovrebbe precludermi la possibilità di accedere a un eventuale Paradiso. Peraltro l'essere agnostico mi pone fortunatamente lontano anche da persone come De Mattei, Fanzaga e Manzella, sicuri e convinti di avere un tasso di moralità più alto del mio per il solo fatto di avere una fede (la superbia è diffusissima fra i cattolici) salvo poi esprimere con una ferocia disumana idee che fanno rabbrividire e attribuendole addirittura a Dio.
Spero tuttavia di non sembrare presuntuoso se oso dire che, se esistono un Dio e un Paradiso, io - che pur non avendo avuto il dono della fede non faccio deliberatamente del male a nessuno ma al contrario appena posso faccio del bene - sono sicuro che Dio, oltre a non essere spietato come lo descrivono quei tre,  guarda con benevolenza a chi è mite, buono, pacifico e rispettoso del prossimo.
Dio avrà dunque senz'altro preparato un posto anche per il sottoscritto nella Gerusalemme Celeste.
Sono però altrettanto sicuro del fatto che, grazie a Dio, nella Gerusalemme Celeste non troverò né monsignor Manzella, né padre Livio Fanzaga, né quel sant'uomo di Roberto De Mattei a (dis)turbare con la loro inquietante presenza la mia vita eterna in Paradiso.
E sono convinto che all'appello mancheranno anche parecchi pontefici...

17 marzo 2011

"Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare."

La sola cosa che spero di non sentir mai dire a proposito della catastrofe giapponese è che "...quei piccoli Angeli ora veglieranno su di noi".
È una cosa che ho sentito o letto spesso in occasione della morte di bambini; l'ultima, recentissima e ancora viva nella memoria di tutti, risale al giorno del ritrovamento del corpo di Yara, quando il parroco di Brembate suonò ogni ora le campane a festa perchè "Yara ora è un angelo e gli angeli vanno festeggiati".


Chissà com'erano felici i genitori, i parenti e i conoscenti di Yara nel sentire le campane suonare a festa ogni ora, chissà com'erano felici di sapere che un prete si rallegrava perchè la loro bambina - strappata alla vita in quel modo orribile - era diventata un angelo e manifestava tale felicità suonando allegramente le campane come le si suona nei matrimoni o nelle occasioni di guibilo.
E chissà cosa proveranno, da quel giorno in poi, ogni volta che sentirannno delle campane suonare a festa...
Si, perchè da quel disgraziato giorno il suono delle campane a festa sarà per loro indissolubilmente legato al ricordo del ritrovamento del cadavere della loro bambina e a un sacerdote che, non sapendo in che altro modo elaborare il lutto e il dolore per la morte di Yara nè sapendo come farsene una ragione, ha pensato bene di suonare le campane a festa allo scoccar di ogni ora.

Comprendo che per chi ha fede sia consolatorio pensare che tanto Yara quanto i bambini vittime del dramma in Giappone siano stati accolti in Paradiso; fatico assai di più a comprendere che Qualcuno, nel Suo disegno imperscrutabile, abbia disposto che tanti innocenti fossero strappati alla vita prima ancora che potessero rendersi conto di averne una.

Nell'equilibrio dell'Universo è possibile che tutto ciò fosse necessario, ma io - da agnostico - non riesco a farmene una ragione.  
Non posso farmene una ragione.  
Non voglio farmene una ragione.  
Non devo farmene una ragione, perchè rivendico con forza il diritto di considerare una cosa contro natura la morte di un bambino - massimamente se violenta - e se esiste un'entità superiore che ha il potere di disporre tutto ciò e lo fa o non lo impedisce, bè... io ne ho paura e profondo orrore.

Questo piccolo angelo è stato risparmiato, ma quanti non hanno avuto la sua fortuna?


14 marzo 2011

Apocalisse.

Davanti a determinati accadimenti le parole smettono di avere un significato.
Meglio il silenzio, un pensiero empatico per quelle genti e, per chi ha fede, una preghiera.


Al centro delle foto c'è un cursore blu: basta spostarlo verso destra o verso sinistra per avere una vaga idea dell'apocalisse che ha colpito il Giappone.
Ho scritto "avere una vaga idea" perchè noi, da qui, non possiamo nemmeno pensare d'immaginare cos'hanno vissuto le persone colpite da quella catastrofe.

E speriamo che sia finita qui, che non succedano altri disastri nelle centrali atomiche e che l'acqua del mare usata in emergenza per abbassare la temperatura dei nuclei di fusione non riporti all'Oceano Pacifico quel malefico Cesio 137 capace d' avvelenare per secoli il mondo intero.

13 marzo 2011

"Pape Satàn, pape Satàn aleppe!"

«Canto settimo, dove si dimostra del quarto cerchio de l'inferno e alquanto del quinto; qui pone la pena del peccato de l'avarizia e del vizio de la prodigalità; e del dimonio Pluto; e quello che è fortuna.»

Qualche giorno fa, mentre rileggevo il settimo Canto dell'Inferno, lasciando scorrere il flusso dei pensieri mi sono ritrovato a chiedermi se il Sommo Poeta, qualora fosse vissuto in quest'epoca, avrebbe scritto ancora "Poi si rivolse a quella 'nfiata labbia"  per parlar di Pluto: probabilmente no,  perchè a causa della smania per il silicone che ha colpito le donne di spettacolo (e molte danarose popolane dal dubbio senso estetico) negli ultimi 20 anni, il lettore disattento o superficiale avrebbe potuto pensare che Dante si riferisse a Nina Morić, Alba Perietti, Valeria Marini o Loredana Lecciso. O a qualcuna delle signorine che fino a uno o due mesi fa dimoravano nel residence di Via Olgettina 65 a Milano, tutte uguali una all'altra e tutte con le labbra rigorosamente e innaturalmente rigonfie.

Nel settimo Canto dell'Inferno si parla di coloro che in vita indulsero in tre dei sette peccati capitali: gli avari, gl'iracondi, gli accidiosi e infine i prodighi.