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31 gennaio 2012

Italiani, popolo di stupidi?

Da quando ha compiuto la prodezza che ben conosciamo, il comandante Schettino è assurto a icona mondiale dell'insipienza, dell'inadeguatezza e della vigliaccheria, tanto che dare a qualcuno dello "Schettino" significa insultarlo assai di più che apostrofandolo con gli epiteti comunemente utilizzati a tale scopo.

Un settimanale indubbiamente prevenuto verso di noi come "Der Spiegel" (curiosamente diretto da un tale che si chiama Georg Mascolo, nato in Germania dall'unione di una tedesca e di un immigrato italiano originario di Castellammare di Stabia, che ha evidententi conflitti d'identità nazionale tuttora irrisolti e che, nonostante quel cognome, con i fatti tenta inutilmente di accreditarsi come sassone DOC...) ci ha messo un attimo a fare di Schettino il paradigma di noi italiani definendoci «una razza di codardi (...) che gesticola molto (...) e che è meglio non far avvicinare ai grossi macchinari».

In America, dove sono impegnati nella campagna elettorale che porterà alle presidenziali nel prossimo autunno, Reince Priebus, il capo dei Repubblicani, ha definito il presidente Obama «...il nostro Schettino, uno che di questi tempi sta abbandonando la nave degli Stati Uniti».
Prima di Priebus era stato David Letterman a ironizzare pesantemente su noi dicendosi meravigliato del fatto che un'automobile americana media abbia un navigatore più affidabile di quello di una nave da crociera italiana e che quella era stata una settimana particolare per i trasporti, visto che era stato trovato un opossum nella metropolitana e «un volpone su una nave».

In Spagna, a beccarsi dello "Schettino" è stato José Mourinho, allenatore del Real Madrid: secondo una rivista sportiva avrebbe - al pari del comandante della Costa Concordia - una predisposizione a mollare tutto quando le cose non vanno come lui vorrebbe.

Certo, sentirsi dare degl'inetti dalla stampa straniera fa male, ma personalmente trovo assai più urticante l'essere trattato da stupido dai miei connazionali.
Cosa intendo è presto detto: mi sento offeso dalle aziende che fissano i prezzi dei loro listini togliendo pochi spiccioli dal "conto pari", convinte che i clienti pensino di fare un affarone se si abbassa di un'unità la cifra più rilevante del prezzo. Mi sento offeso da prezzi come 3,99 euro, 29,95 euro, 99,90 euro, 299,90 euro, 1999 euro.

Se un'azienda mi chiede di acquistare i suoi prodotti, per aprire il portafoglio pretendo come condizione preliminare che quest'azienda mi rispetti come persona, prima ancora che come consumatore pagante.
Se quest'azienda pensa che io compri un prodotto venduto al prezzo di 299,90 euro e che non lo comprerei se costasse 300 euro mi sta dando del cretino, perchè evidentemente quest'azienda pensa che togliendo 10 centesimi dalla cifra tonda - che corrisponde allo 0,033% - io creda di comprare il prodotto a 200 euro e non a 300.
Mi regolo dunque come segue: se fra due prodotti equivalenti ce n'è uno il cui prezzo non sia di 1 o 10 centesimi inferiore alla cifra tonda io compro quello, anche se costa qualcosa in più rispetto al prodotto con prezzo "accalappia-stupidi".
La mia dignità di uomo vale assai più dell'elemosina di pochi spiccioli con cui certe aziende s'illudono di blandirmi.

Un'altra fonte di offese alla nostra intelligenza sono i "giochi" proposti all'interno di molti programmi televisivi.
Si chiede ai telespettatori di telefonare o inviare SMS a un numero con tariffazione speciale (82x, 899, 47xxx e simili) per rispondere a una domanda e partecipare al sorteggio di un premio. 
Non ci sarebbe nulla di male, se solo le domande a cui si deve rispondere non fossero un pesantissimo insulto all'intelligenza del pubblico e non si dovesse perfino pagare uno o due euro per rispondere a "domande" come «Quanti giorni ha un anno bisestile? 349 o 366?», ovvero «Come si chiama il premio che viene attribuito ogni anno agli scienziati più meritevoli? Telegatto o Nobel?», oppure «Quante sono le vetrine della nota soap opera? Cento o diecimila?» o, infine, «Secondo il noto detto, "A carnevale ogni scherzo..." Vale o Sale?».

Queste sono domande che ho davvero sentito porre agli spettatori di un programma televisivo molto seguito: ma veramente c'è gente che si abbassa a sollevare il telefono - e a pagare pure un euro! -  per rispondere a domande che non riuscirebbero a mettere in difficoltà neppure il meno intellettualmente dotato fra i bambini di 10 anni? 
Evidentemente si, se le propongono. Ed evidentemente si, se gli spettatori pagano per essere trattati da oligofrenici.
Non stupiamoci dunque se all'estero prendono il comandante Schettino a esempio dell'italianità più stereotipata, scadente e impresentabile; se noi per primi non abbiamo dignità e rispetto per noi stessi, diventa difficile pretendere rispetto dagli altri.


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